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  • Immagine del redattoreFrancesca Sanesi

Modelli d’impresa per lo sviluppo sostenibile (OIKOS #1)

Con questo post iniziamo a parlare di OIKOS – La casa dell’economia civile, progetto ideato ed elaborato dalla Camera di commercio di Taranto ed insediato nella Cittadella delle imprese, nonché nuovo libro in uscita in questi giorni.


ph. Ecosistema Taranto

Il 1° ottobre 2020 si è svolta la seconda e conclusiva giornata del Festival Asvis 2020, organizzato dal Comune di Taranto con Camera di commercio di Taranto, Centro di Cultura “G. Lazzati” e l'Università degli Studi di Bari - Centro di Eccellenza di Ateneo “Per la Sostenibilità – Sustainability Center” e, per l’Ente camerale, quarto anno di presenza fra gli eventi del Festival. È un impegno che confermiamo dalla prima edizione, nel 2017 quando, inserendoci in una positiva tendenza internazionale, abbiamo sposato gli obiettivi dell’Agenda 2030 nel loro complesso e, particolarmente, quelli della città sostenibile e della produzione responsabile.

Ho moderato la sessione della mattina, coordinata appunto dalla Camera di commercio e dedicata all’argomento dei Modelli d’impresa per lo sviluppo sostenibile. I discorsi d’indirizzo sono stati affidati al Segretario generale dell’Ente, Claudia Sanesi ed all’Assessora all’Ambiente, alla legalità ed alla qualità della vita del Comune di Taranto, Annalisa Adamo. Ospiti del panel: l’on. Mauro Del Barba, deputato, padre della legge sulle società benefit e Presidente di Assobenefit; il prof. Massimo Folador, socio e amministratore di Askesis Società Benefit srl e docente di Business Ethics presso la LIUC di Castellanza; il prof. Giuseppe Buffon, professore ordinario di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, decano della facoltà di Teologia e, fra le altre cose, responsabile del Diploma di alta formazione in Ecologia integrale.

Nel portare il saluto e le parole del Presidente Sportelli, il Segretario generale ha rimarcato come ci sia ancora oggi qualcuno che si stupisce «quando parliamo di queste azioni della Camera di commercio, di come abbiamo inserito l’economia civile fra gli obiettivi programmatici del nostro bilancio, del perché insistiamo così tanto sulla necessità di un nuovo modello di sviluppo. Ebbene, lo ripeto, non è una moda del momento, un’adesione solo formale al ‘green’.

È la nostra storia, è ormai la storia della nostra Camera».

Ed in effetti questa ‘storia’ la Camera di commercio ha deciso di raccontarla, per lasciare un segno chiaro, condividere con il territorio ciò che abbiamo fatto, gli ostacoli, i successi e l’acquisizione progressiva della consapevolezza che l’economia è questo, deve essere questo e non altro. Un salto quantico, un cambio di paradigma: chiamiamola come preferiamo purché sia una radicale trasformazione. Il risultato di questo racconto è «OIKOS – La casa dell’economia civile”, un articolato progetto depositato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e, insieme – ha anticipato la dr.ssa Sanesi – un libro che uscirà nei prossimi giorni che vede anche gli interventi del Sindaco Melucci, dell’on. Del Barba, del prof. Buffon e di Mimmo Amalfitano che, in questi anni, è stato il nostro più costante sollecitatore e affidabile partner con il Centro di cultura Lazzati».


OIKOS si concentra su cinque temi cardine: il cambiamento del modello decisorio, il benessere equo e sostenibile, le società benefit, l’Agenda 2030 (naturalmente, protagonista di questo Festival e che, insieme al BES, è la base della partnership con il Comune di Taranto), la Laudato Si’. Temi fondanti della proposta progettuale (articolata su tre linee) inoltrata al Tavolo istituzionale per Taranto: osservare la realtà in modo permanente e programmare il futuro di Taranto secondo criteri di benessere equo e sostenibile; formare la Pubblica Amministrazione perché faccia propri quei criteri e si ponga obiettivi misurabili di sostenibilità; e, soprattutto, «far nascere nuove imprese, e far crescere quelle esistenti, nei settori vocazionali del territorio in logica innovativa. Imprese sostenibili, società benefit ma anche tutte quelle forme d’attività imprenditoriale che perseguano il profitto alla stessa stregua del bene comune.

Un’economia NATIVAMENTE sostenibile, radicata, che ha a cuore la propria comunità e ad essa riesce a donare e restituire».

Un giro di boa abilitato anche dalla Pubblica Amministrazione e dalla cooperazione interistituzionale.

L’Assessora Annalisa Adamo ha, infatti, sottolineato che «se in generale l'effettivo buon funzionamento delle amministrazioni pubbliche, la loro qualità ed il loro buon metodo è sempre stato un fattore importante ed influente per la loro riuscita, è evidente che nello specifico caso delle imprese in transizione diventa vitale una rivoluzione operativa delle macchine amministrative pubbliche affinché gli enti pubblici diventino più sostenibili attraverso la sburocratizzazione e l'innovazione.

Solo con amministrazioni pubbliche più competenti, rinnovate e capaci di dare certezze, di fissare degli indirizzi e non essere invasive, perdendo quella rigidità che non permette di contestualizzare l'azione pubblica e di misurarla rispetto agli ambiti e alle persone».

Mauro Del Barba ha ampliato i termini della discussione, contestualizzando l’apporto delle società benefit al cambiamento del modello di sviluppo in un intervento di respiro costituzionale:

«Un progetto di legge per inserire lo sviluppo sostenibile in Costituzione sta dentro una logica che insieme a voi abbiamo perseguito e che voi avete approfondito molto più di altri [Del Barba ha presentato una proposta di legge costituzionale in tal senso sia nella precedente legislatura, sia nel marzo 2018]. Le società benefit pongono l’obiettivo di beneficio comune inserito nel proprio statuto come elemento caratterizzante e vincolante della governance degli amministratori, esattamente come lo Stato si gioverebbe di avere lo sviluppo sostenibile in costituzione, elemento che è di ulteriore ispirazione per il legislatore nonché di vincolo oggettivo rispetto ad alcune limitazioni di breve termine. Come uno dei mali dell’impresa è lo short-termismo, anche uno dei problemi delle Istituzioni è la corsa al breve termine, al consenso di breve termine che, quando viene messo sull’altare, pregiudica obiettivi più importanti».

Quindi, da una parte sviluppo sostenibile in Costituzione, dall’altra obiettivi di beneficio comune per l’impresa, sotto ci sono due strumenti di valutazione e controllo che poi servono a misurare il raggiungimento degli obiettivi e gli elementi per la pianificazione, che sono il BES, come insieme di indicatori che si aggiungono a quelli tradizionali, e le metriche di valutazione d’impatto. Il beneficio comune che un’impresa si vuole assegnare deve essere dentro alla dimensione dell’’essere’: definire lo scopo sociale non solo come da Codice civile e come viene insegnato nelle business school, vale a dire come massimizzazione del profitto e distribuzione degli utili, ma anche come recupero della vocazione originaria dell’impresa, il beneficio degli stakeholder.

L’impresa nuova, per quanti modelli possa immaginare, deve avere questa dimensione identitaria allargata, che recupera l’esperienza italiana.

In questo senso sono convinto che non stiamo mettendo un fardello ulteriore sull’impresa ma, come testimoniano le oltre 500 società benefit italiane, stiamo riconoscendo un’identità peculiare che avevano e che non trovava un valore pubblico. Lo Stato con una legge riassegna all’impresa quel ruolo. C’è un secondo aspetto, quello del ‘fare’, che chiama in causa la valutazione d’impatto: come agiamo e che conseguenze portano le nostre azioni. La tecnica - ha concluso Del Barba - non ha un ruolo salvifico ma la ricerca di un modello di sostenibilità comporta in modo importante e serio un ruolo centrale della scienza nell’identificare queste metriche d’impatto. In mezzo, tra l’essere e il fare, c’è la governance bilanciata delle società benefit».

Folador e Buffon sono accomunati, in questa sessione tarantina, da due circostanze. La prima è l’aver portato avanti con la Camera di commercio, il Centro di cultura Lazzati e il Consorzio Costellazione Apulia, il progetto di Rete internazionale per l’ecologia integrale per la parte relativa agli aspetti imprenditoriali. Quasi due anni di iniziative di formazione, sfociate nel nuovo progetto “La V stagione dell’impresa”. La seconda è l’aver scritto insieme un libro, pubblicato a settembre da Guerini NEXT, intitolato “Verso un’economia integrale. La via italiana alla ripresa”. Una nuova fatica che, scrive Folador, «prende spunto proprio dal lavoro fatto a Taranto e il suo racconto testimonia come l’economia possa e debba ‘integrare’ le esigenze e gli obiettivi di tutti gli stakeholder per portarli a un risultato comune».



Massimo Folador legge il tema imprenditoriale attraverso l’economia integrale:

«La gestione della casa non presuppone lo sviluppo della sola dimensione economica (sacrosanta, il conto economico di fine anno è un segno importante della bontà del lavoro fatto dalle imprese), ma sicuramente ho anche ben chiaro che la bellezza della mia vita d’impresa e della mia vita personale è data anche da tanto altro: le persone che sono con me, i clienti con cui lavoro, la rete che attorno a me produce con me il valore della mia impresa e delle loro imprese. Questo è il tema centrale, l’economia che si integra all’ambiente e alla società e che fa questo non tanto perché è un dovere, ma perché è oggi una necessità e un volere. La sostenibilità che noi riteniamo ancora troppo spesso solo ambientale, e che in realtà è prima di tutto economica, è proprio la capacità dell’impresa di co-produrre questi valori.

Un esempio: una cosa è fare azienda, una cosa è fare impresa. È come se ci avessero insegnato per anni a fare aziende, con questa dimensione economica soffocante, e oggi molti elementi, come la scarsità delle risorse, sembrano dirci: hai fatto l’impresa? Fare un’impresa vuol dire metterci del denaro ma anche allenarsi, stare insieme ad altri, dare il meglio di sé, creare relazioni. Allora ecco la via italiana alla ripresa, che è anche il sottotitolo del nostro libro.

Ciò che abbiamo fatto con la Camera di commercio è vera avanguardia culturale.

Ma come quando compiliamo un cruciverba e cerchiamo la parola che ci viene richiesta, noi oggi stiamo faticosamente recuperando le lettere di questa parola. Alcuni forse stanno comprendendo l’intero, altri no, altri recuperano le lettere. C’è una cultura d’impresa da recuperare, attraverso il pensare e il fare. La società benefit mi sembra il modello più coerente: nella sua semplicità ha introdotto alcune prassi che noi stiamo sviluppando in maniera attenta e che possono portare le persone a capire l’intero: il fare genera il pensiero. C’è poi l’altro tema, quello dei valori. La prima scommessa è: che valore vuoi generare? Se esci dal semplice valore economico, cosa serve per generare gli altri? Se sposto la mia impresa dal valore economico al valore sociale e, ulteriormente, alla cura dell’ambiente e del Creato, lì non posso che trovare dei valori». Per Folador, l’Italia in questo ha un chiaro vantaggio derivante da migliaia di anni di storia e cultura.

Giuseppe Buffon chiude il cerchio con una straordinaria riflessione culturale, strettamente collegata al percorso tarantino e alla vita dell’impresa italiana:

«Oggi l’Università ha bisogno di incontrarsi con il territorio, altrimenti rischia di fare astrazione e teorie che non hanno a che fare con la realtà. La gente che vive nel territorio è l’unica che può veramente fare ‘impresa dell’ambiente’. A Taranto, come in molte altre parti del Mondo, se fallisce l’impresa è perché non si è partiti dal territorio e dall’ambiente. Papa Francesco dice che la terra è madre che ci nutre e ci governa e, dunque, è dalla terra che possiamo aspettarci nutrimento e governo, cioè senso e significato della realtà. Laudato si’ comincia proprio con il Cantico delle creature perché Francesco d’Assisi è un fenomeno culturale italiano e l’Italia viene riscoperta durante il Romanticismo e messa al centro grazie a Francesco, un Romanticismo che si costruisce su una visione meravigliata della realtà e si contrappone ad una visione industrializzata della realtà, nel senso peggiore del termine, della catena di montaggio, del profitto a tutti i costi, in quanto investimento del profitto soltanto a favore degli azionisti. La riflessione sulla natura e sulla bellezza nasce in questo XIX secolo industriale.

Taranto per noi ha significato tantissimo. Noi siamo arrivati lì con gli occhi chiusi, credendo di stare in cattedra, e invece abbiamo conosciuto la bellezza dell’impresa, l’impresa che oggi può fare politica nel senso di fare il bene e la ricchezza del territorio.

Siamo in Italia dove esiste ancora una cultura della relazione, dello stare insieme, del condividere. Se la radice del disagio tarantino, allora, è davvero quella di non aver dato voce ai rappresentanti del territorio come rappresentanti del suo valore, allora la V stagione dell’impresa è il tentativo di riportare l’impresa dentro al tempo delle stagioni. L’impresa si è costruita un suo tempo fuori dalle stagioni. Con il nostro progetto vogliamo partire con l’inverno, la stagione del riposo e della contemplazione, che invece l’impresa ha reso la stagione produttiva per eccellenza. L’impresa se vuole avere ancora un ‘tempo lungo’, progettare ancora 50 anni, deve per forza allargare la rete dei suoi rapporti. Per questo il profitto è importante ma va investito in relazioni (dagli shareholder agli stakeholder), per passare di generazione in generazioni, prolungare le conoscenze, tramandare le consuetudini e la pratiche. Quindi ripartiamo dalla gente del territorio per poter esser creativi dentro una nuova concezione dell’impresa e del lavoro e dentro una nuova concezione della casa comune».



("OIKOS. La casa dell'economia civile" è un marchio depositato di Camera di commercio di Taranto)





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