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  • Francesca Sanesi

Sostenibilità e trasformazione digitale: quali correlazioni?


The World in 2050 è una iniziativa istituita dall'International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) per fornire basi scientifiche per l'Agenda 2030. Si fonda sull’impegno volontario di oltre 60 autori, di circa 20 istituzioni e di un centinaio di esperti indipendenti di organizzazioni accademiche, economiche, governative, intergovernative e non governative di tutte le regioni del mondo.

Alcuni mesi fa TWI2050 ha pubblicato un report intitolato “Transformations to Achieve the Sustainable Development Goals”, di notevole interesse sotto molti aspetti ma, in particolare, per la correlazione che in esso viene – finalmente – stabilita fra rivoluzione digitale e raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti in Agenda 2030.

Innanzitutto il report identifica sei trasformazioni essenziali che consentiranno di raggiungere gli SDG e la sostenibilità a lungo termine al 2050 e oltre:

Fra esse, appunto, la rivoluzione digitale: “The new challenge is, to learn to shape the digital revolution, and to align digital and sustainability transformations to implement the 2030 Agenda. We are entering the digital Anthropocene”.

La rivoluzione digitale è il punto di convergenza di molte tecnologie innovative, il cui contributo allo sviluppo sostenibile è, però, ambivalente. Esse possono supportare e al contempo minacciare la capacità di raggiungere i goal dell’Agenda. I rapidi progressi in corso negli ambiti dell’Intelligenza artificiale, della connettività, della digitalizzazione dell’informazione, della produzione additiva, dell’Internet delle cose, del machine learning, dell’informatica quantistica e così via, rappresentano complessivamente una vera e propria “rivoluzione industriale” che, però, si differenzia da quelle precedenti per il grado di pervasività di questo insieme interconnesso di tecnologie in ogni parte della società e dell’economia e per la potenzialità di generare trasformazioni foriere di enormi opportunità in ogni campo, ma anche di rischi.

Fra essi, il report identifica, ad esempio, l'aumento delle disuguaglianze, l'ulteriore spostamento del reddito dal lavoro al capitale, la riduzione netta della domanda di lavoratori meno qualificati. Ma anche le guerre informatiche, la manipolazione dei social, le discriminazioni statistiche incorporate negli algoritmi. il furto di dati e di identità digitale. Anche il World Economic Forum, nella 14esima edizione di “The Global Risk 2019” (di cui tratteremo in un prossimo post) sottolinea come la tecnologia continui a svolgere un ruolo profondo nel plasmare il panorama dei rischi globali per individui, governi e imprese. Nel Global Risk Perception Survey elaborato da WEF, frodi e furto di dati sono al quarto posto fra i principali rischi in termini di probabilità su un orizzonte di 10 anni, gli attacchi informatici al quinto.

In sostanza, la rivoluzione digitale sta creando una nuova generazione di sfide di sostenibilità.

I principi della trasformazione digitale per lo sviluppo sostenibile devono essere ancora scritti, ma il report TWI2050 indica alcune delle probabili priorità e delle possibili misure d’intervento:

Si evidenzia come sembri quasi impossibile che la digitalizzazione sia stata a mala pena inclusa nell'Agenda 2030 o nell’Accordo di Parigi, mentre è sempre più chiaro che la trasformazione verso la sostenibilità deve essere collegata alla trasformazione digitale orientando le opportunità e le dinamiche della rivoluzione digitale verso i grandi obiettivi di sviluppo sostenibile.

Dunque, il report descrive cinque correlazioni che sono alla base dell'integrazione fra questi due grandi temi del nostro tempo: 1) le tecnologie digitali possono contribuire alla decarbonizzazione, all’economia circolare, alla dematerializzazione, all’efficienza energetica e delle risorse, al monitoraggio e alla conservazione degli ecosistemi ad una velocità superiore rispetto a quella che sarebbe possibile senza di esse. Ma ciò non accade di per sé; 2) la digitalizzazione, se non adeguata agli SDGs potrebbe moltiplicare i problemi esistenti in diverse società. Allo stesso tempo, però, essa potrebbe risolvere molti di essi (di nuovo l’ambivalenza); 3) politici, ricercatori, imprese, società civile devono incrementare gli sforzi per comprendere e spiegare i molteplici effetti del cambiamento digitale e anticipare le trasformazioni strutturali. Ad esempio, l’integrazione fra intelligenza umana e intelligenza artificiale potrebbe favorire lo sviluppo umano e questa, secondo alcuni, è una delle principali sfide del nostro secolo. Il report pone molti quesiti in quest’ambito, che vale la pena leggere; 4) le scoperte tecnologiche offrono un potenziale strabiliante per la civiltà umana, a patto che il processo di digitalizzazione e le tecnologie associate siano modellate in modo appropriato (nel documento si parla di nuovo Illuminismo); 5) riusciremo a sfruttare le opportunità della digitalizzazione, della realtà virtuale e dell'intelligenza artificiale e di limitare i loro potenziali rischi e collegare trasformazione digitale e sostenibilità se le comunità di ricerca sul digitale e sulla sostenibilità convergeranno, qualcosa che, tuttavia, sembra ancora molto lontano dal realizzarsi.

Con riguardo a quest’ultimo punto, rapportandoci al livello locale, a Taranto, la Camera di commercio, insieme ad un ampio partenariato proveniente dal mondo accademico e dalla società civile, opera su questi temi con un simile approccio. La strategia è quella, appunto, di affrontare i temi dello sviluppo sostenibile e della trasformazione digitale in un’ottica d’intervento condivisa, sempre più integrata e chiaramente inserita fra gli obiettivi della propria programmazione “Economia civile” (Agenda 2030, Benessere Equo e Sostenibile, formazione di studenti e docenti, nascita e aggregazione di imprese responsabili, ricerca) e “Punto Impresa Digitale” (diffusione delle opportunità di Impresa 4.0 e digitalizzazione del sistema imprenditoriale locale).

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